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| - Gibraltar - |
Gibilterra, metà giugno
La pista
di un aeroporto e una cabina telefonica rossa.
Così si
presenta Gibilterra, un paese-nazione protetto da una grande rocca, casa delle
prolifere quanto moleste scimmie semi-selvagge della specie Macaca sylvanus. Si dice che tale
“nazione” rimarrà sotto il controllo del Regno Unito fino a quando tali bertucce permarranno a
vigilare il territorio.
L’avessi
saputo prima, le avrei sterminate.
Gibilterra,
a livello di territorio, non fa assolutamente parte del Regno Unito: 35 caldi
gradi infiltrati nelle vie paradossalmente britanniche, zeppe di turisti della
madre patria a petto nudo. Qualche andaluzo sorseggia birra in un classico pub
d’oltremanica mentre le notizie mostrano la regina nel suo nuovo vestito da
milioni di pounds.
E, a
proposito di soldi, i prezzi sono alle stelle (si paga in sterline), e per
comprare da mangiare tutti vanno in Spagna, passando periodicamente la ridicola
dogana. Dall’altra parte si presenta cruda La linea de la Concepciòn, una insolita
residenza per molti italiani e altrettanti stranieri.
Non è in
realtà niente di particolare il paesino in questione: qualche lunga spiaggia,
qualche bar e molti arabi per strada. Mi ricorda in molte parti Ladispoli, dove
il destino promedio di chi non finisce la scuola è quello di diventare
parrucchiera (lei) e spacciatore (lui).
La
versione nostrana di cheerleader e quarterback…
Ma anche
tanti greci, polacchi, russi e tedeschi popolano la cittadina, visto che a
Gibilterra si guadagna bene e, di conseguenza, la maggior parte si prende una stanza a La
Linea, dove gli affitti risultano decisamente meno
cari. Il settore delle scommesse sportive è il lavoro più richiesto e ben
retribuito, mi dice Michele, un simpatico umbro incontrato in piazzetta, che mi confessa che in realtà tutti lavorano lì: ‘8 ore davanti al computer, rispondere 4-5
mail al giorno, vederti una marea di film e 1700 euri a fine mese’.
Un lavoro
che solo un italiano può compiere bene fino a fondo…
E sarebbe
stata veramente un’uscita facile dal problema “occupazione”, che tuttavia mi
assillava. Un tale Barry mi offre la sua casa con tanto di piscina al 17°
piano, e, con poche speranze, continuo imperterrito a lasciare CV a destra e a
manca, stavolta in versione bilingue.
Conosco
anche un tedesco vagabondo: 37 anni, una chitarra e nessun portafoglio.
‘Faccio
i miei 4-5 euri quotidiani suonando un paio di canzoni blues per strada. Poi me
la godo, una birretta, un caffè e in spiaggia notte e giorno’
È rosso
in faccia come tutti i tedeschi vergini e gli faccio i complimenti, per la rara
scelta di prendere armi e bagagli e lasciarsi andare per la prima volta nella
vita. Mi confessa infatti che quello era il suo primo viaggio.
E pare
proprio che lo spirito continui a perseguitarmi, una vita che continua a
seguirmi…
Ma sì,
ho deciso di prendermi un po’ di pausa infine, troppo da dire e troppo da assimilare…
Il cammino un giorno si fermerà a fare una siesta, ed io con lui...

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