| - Ci vedremo presto, caro Sud - |
Algeciras, ultimi di giugno e pochi kilometri dall'Africa. Passano le ore, il sole se ne va e risorge.
Sono
fuori del porto aspettando un passaggio verso nord-est, nel luogo in cui tutti
dicono ci sia lavoro: l’antica città dei balocchi, Barcellona.
Sono
quasi 1200 kilometri di cammino ma la speranza ancora si cela ambigua dietro la
stanca espressione di dolore e rassegnazione disegnata sul mio volto. Molti confessano
che pare abbastanza facile fermare qualche famiglia araba che salga verso nord
(Francia o Belgio le destinazioni piú classiche dei marocchini), ma dopo molte
ore di inutile attesa, mi riprometto di non stare piú a sentire le voci e
cominciare a fare di testa mia una volta per tutte.
Ormai i
camionisti e quelli del porto mi conoscevano e qualche chiacchierata di tanto
in tanto ce la facevo per non perdere la sanità mentale.
L’enorme
parcheggio di camion l’avevo spolverato da cima a fondo, chiedendo in qualsiasi
lingua un passaggio che mi potesse far uscire da Algeciras. ‘Se vieni a Tanger,
ti portiamo’.
Maledetta
voglia di garrapateare il Marocco, fermati!
Più di
una volta rifiuto e alla terza canta il gallo.
Le prime
luci dell’alba si stendono labili sull’infranta idea di andare a Salamanca (un camionista
mi aveva promesso di portarmici il giorno che veniva, ma non riuscì a trovarlo di nuovo in quell’enorme parcheggio) e il corpo riposato si sveglia nella
sala d’attesa del porto, pronto ad un altro giorno a sventolare il cartello con
su scritto ‘Madrid, Barcelona, norte’
Nel
piccolo centro storico un matto continua a dare ripetutamente capocciate ad un
palo, mentre la gente passa indifferente davanti alla surreale scenetta dello
zimbello del villaggio, assurdità replicata fino al livello estremo di sopportazione.
Nelle
innumerevoli ore passate ad evitare il sole senza risultati concreti, ho avuto
la possibilità, ancora una volta, di volgere la tragicità della mia situazione
in uno studio sociologico focalizzando sulla visione della mia immagine per le varie persone incontrate nel
cammino. Ognune di queste si è sentita in dovere di aiutarmi, chi più con
parole, chi più con fatti…
- Aiuto
n.1: Passa un'araba e fa in tono mammesco: 'C'è troppo sole, copriti la testa,
pazzo!'
- Aiuto
n.2: Passa la polizia e fa feroce: 'Vai dietro la linea se non vuoi che ti
schiacci un camion'.
- Aiuto
n.3: Passa un'americana e mi da una barretta energetica. 'Made in Denver'
- Aiuto
n.4: Si avvicina un prete a curiosare sul mio destino. 'Ma non hai soldi per
prendere un bus?', fa. E senza sentire la risposta chiede: 'Sei cattolico o
musulmano?'. Suscitai la sua ira quando risposi con un 'pfff', visto che del
suo intenzionale aiuto ecclesiastico mi ci potevo benissimo pulire il mio
sporco culo. 'Vuoi una Bibbia?', mi fa.
- Aiuto
n.5: Una simpatica coppia che mi aveva portato in autostop fino ad Algeciras mi
aveva gentilmente offerto 20 euro, come fossi loro figlio. Dopo 36 ore di
attesa, decisi di utilizzarli per arrivare a Madrid, e da lì autostop fino a
Barcelona.
Qualche
raya di cocaina e numerosi porros hanno aiutato i miei ultimi salvatori a portarmi
sano e salvo nella stazione di servizio sull’autostrada più vicina alla
capitale catalana.
Castellbisbal,
di nuovo ci incontriamo…
Morale
della favoletta: Le autoritá (esempio 2 e 4) sono indubbiamente fini a sè stesse, visto che non aiutano
gli altri, impegnate come sono ad assistere l’auto-sostentamento del
proprio essere-in-quanto-contraddizione.
Piú la
gente si sradicherá dalle istituzioni, piú tornerá il sentimento di umanitá
proprio all'Homo Sapiens (es. 1, 3 e 5)