| - Malaga es Sudaka - |
Malaga, fine giugno
La
speranza ‘Malaga’ si era trasformata in un’altra scusa di cazzeggio, stavolta
stile Erasmus. Ero finito nel giro di studenti d’oltreoceano del Cono Sur
(Cile, Argentina e Uruguay) e mi sentivo a casa, il vecchio domicilio ‘Sud
America’ che stavo tentando invano di ricordare col mio inchiostro scaduto.
Ero
magicamente tornato tra i boludos e i
weones di laggiù, festeggiando non si
sa cosa fino all’alba e suonando cumbia per tutte le strade della città di Picasso.
Malaga
non è un granché, a dir la verità. Tutta la provincia (Marbella, Torremolinos,
Benalmadena) è governata da varie mafie di sviluppo edilizio, che hanno trasformato ormai il
primo Mediterraneo in una S.p.a. fatta di hotel, resorts e lounge club d’elite.
E
infatti proprio una russa mi prende da Algeciras direzione Malaga e, a dispetto
dei forti problemi di comunicazione, riesce ad avvicinarmi di molti kilometri alla
meta.
‘Devo
entrare in un paesino per fare una cosa’, mi fa a gesti.
Entra
quindi nell’enorme zona residenziale a lato dell’autostrada. Tutto è pulito e
perfetto, una donna delle pulizie torna triste e scura a casa, mentre padroni (ancora
più bianchi del solito) passeggiavano le loro future generazioni come fossero
cani di razza.
Tutto
era perfetto... si sorseggiava l’aria delle stradine apocalittiche di The Truman Show.
Qualcuno
mi confermò le teorie non troppo avventate che avevo preso in quei pochi minuti
di attesa: la mafia russa controlla la costa malaghina.
Sarà per
questo (o forse no) che non incontrai lavoro a Malaga, scoraggiato dalla
“crisi” e dalla terribile stagione. Così in un lampo di follia decisi di andare
a Barcellona, ultima spiaggia, dalla quale eventualmente potevo salpare per la
mia cara patria Sardegna.
E,
almeno in un aspetto devo dire che forse commisi un grande errore: tornai sui
miei passi con la speranza fondata che in Algeciras qualche famiglia marocchina
mi avrebbe portato su 1200 kilometri fino al confine con la Francia.
Il mio
addio a Malaga fu con il sole a zenit e una Ford Fiesta, guidata da un uomo con trent'anni e molte lamentele: “Ho quattro
figli e sono disoccupato da 2 anni. Lo stato mi dà 400 euro al mese, ma che
cazzo ci faccio, dimmelo tu pisha!”
Beh io
con 400 euro al mese vivevo da re a Valencia, ma sicuramente non avevo quattro
bocche da sfamare.
Ora a
malapena potevo sfamare la mia.
No hay comentarios:
Publicar un comentario