viernes, 18 de octubre de 2013

Malaga. Tanta cumbia e poco Picasso


- Malaga es Sudaka -

Malaga, fine giugno

La speranza ‘Malaga’ si era trasformata in un’altra scusa di cazzeggio, stavolta stile Erasmus. Ero finito nel giro di studenti d’oltreoceano del Cono Sur (Cile, Argentina e Uruguay) e mi sentivo a casa, il vecchio domicilio ‘Sud America’ che stavo tentando invano di ricordare col mio inchiostro scaduto.
Ero magicamente tornato tra i boludos e i weones di laggiù, festeggiando non si sa cosa fino all’alba e suonando cumbia per tutte le strade della città di Picasso.
Malaga non è un granché, a dir la verità. Tutta la provincia (Marbella, Torremolinos, Benalmadena) è governata da varie mafie di sviluppo edilizio, che hanno trasformato ormai il primo Mediterraneo in una S.p.a. fatta di hotel, resorts e lounge club d’elite.
E infatti proprio una russa mi prende da Algeciras direzione Malaga e, a dispetto dei forti problemi di comunicazione, riesce ad avvicinarmi di molti kilometri alla meta.
‘Devo entrare in un paesino per fare una cosa’, mi fa a gesti.
Entra quindi nell’enorme zona residenziale a lato dell’autostrada. Tutto è pulito e perfetto, una donna delle pulizie torna triste e scura a casa, mentre padroni (ancora più bianchi del solito) passeggiavano le loro future generazioni come fossero cani di razza.
Tutto era perfetto... si sorseggiava l’aria delle stradine apocalittiche di The Truman Show.
Qualcuno mi confermò le teorie non troppo avventate che avevo preso in quei pochi minuti di attesa: la mafia russa controlla la costa malaghina.
Sarà per questo (o forse no) che non incontrai lavoro a Malaga, scoraggiato dalla “crisi” e dalla terribile stagione. Così in un lampo di follia decisi di andare a Barcellona, ultima spiaggia, dalla quale eventualmente potevo salpare per la mia cara patria Sardegna.
E, almeno in un aspetto devo dire che forse commisi un grande errore: tornai sui miei passi con la speranza fondata che in Algeciras qualche famiglia marocchina mi avrebbe portato su 1200 kilometri fino al confine con la Francia.
Il mio addio a Malaga fu con il sole a zenit e una Ford Fiesta, guidata da un uomo con trent'anni e molte lamentele: “Ho quattro figli e sono disoccupato da 2 anni. Lo stato mi dà 400 euro al mese, ma che cazzo ci faccio, dimmelo tu pisha!”
Beh io con 400 euro al mese vivevo da re a Valencia, ma sicuramente non avevo quattro bocche da sfamare.

Ora a malapena potevo sfamare la mia.

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