| - La Alhambra - |
Granada, 24 Maggio
Passano i giorni e ancora non riesco ad
andarmene da Granada. La città mi opprime e non riesce più a darmi stimoli, ma
continuo a perdermi per le sue strade come un contadino in una metropolitana.
Cosa mi fa rimanere?
Credo la sensazione di stabilità, di una
possibile ragione per non muoversi più. O semplicemente il mal tempo.
Ora che è tornato il sole infatti la mia
voglia di prendere tutto e andare a fanculo è rinata, fomentata dalle varie
conclusioni portate a termine in questi ultimi giorni, riassumibile in un
assioma principale: non potrò viaggiare per sempre.
La luna piena riporta ricordi di Buenos
Aires, mentre scatta la mezzanotte di un nuovo giorno, una nuova opportunità
per dare un’ulteriore svolta al corso della vita.
Mi sorprendo quando una simpatica canaria
mi fa: ‘Questi giorni mi sono fatta tante domande… Il tuo arrivo e varie cose
che mi sono successe ultimamente mi hanno fatto capire che sto scivolando sulla
vita, lasciandola come in pilota automatico. Non la sto vivendo abbastanza, e
pensare di potermi ritrovarmi sul letto di morte con il rimpianto di aver
sprecato completamente il mio tempo mi terrorizza’
Già, per questo prendo tutto e me ne vado
a fanculo. Con tutti i pro e i contro che tale decisione può comportare.
È passato un mese dal mio ritorno in
Europa e l’incertezza sale ogni volta che penso: ‘Ma che cazzo sto scrivendo?
Servirà a qualcosa?’.
Ormai le tipe mi presentano senza il mio
consenso come ‘Cabezon, cittadino del mondo’, mentre io stizzito faccio: ‘Sono
di Monte Mario, cazzo!! No del mondo, che sono ‘ste stronzate hippie?’.
Perché la casa sempre te la porti con te,
in fin dei conti. Prende la forma di un piatto, di una canzone, di una chitarra
o di un gesto. Che voglia o no, sto sempre a Monte Mario, anche se lontano
migliaia di kilometri.
Ora, sdraiato su una terrazza granadina,
mi sento un po’ più libero, sebbene la voglia di stendermi sull’erba e perdere
la mia vista nei cammini illuminati della volta stellata si fa sempre più
forte.
La città comincia ad angosciarmi con le
troppe informazioni inutili che rilascia nell’aria satura di banalità. La città
stanca le membra, il corpo e lo spirito.
E una città senza mare, per di più, uccide
anche la speranza di redimersi completamente.
Proprio oggi, camminando per strada,
riconosco nella folla il volto del gallego musulmano che mi aveva portato in
autostop da Lanjaròn a Granada. Non faccio in tempo a dirgli ‘Hey!’, che già ha
girato l’angolo diretto chissà dove.
Queste visione un po’ joyciana, mi ha
confermato il rimpianto di aver lasciato Beneficio così presto, visto che l’ambiente
della comunità era quello che realmente necessitavo. Hippie a parte, la vita si
conduceva semplice e bucolica, i pasti erano molto più apprezzati e la gente si
apriva maggiormente nelle basiche relazioni sociali.
Infatti, ho paradossalmente conosciuto più
gente in comunità che non in città!
Perlomeno, il ritorno a Granada mi ha
fatto però comprendere varie cose, perso più volte nella tentazione di un
ritorno alla follia della stabilità.
Dopotutto sono ancora qui, solo qui alle
quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, nel tentativo di dare un
senso al fluire delle cose.
Tutto scorre, e io ci sguazzo…
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