10 maggio 2013
E
continuano le avventure…
Dopo
una calma settimana all’insegna di precetti buddisti e rilassanti
yoghismi, oggi è indubbiamente sorto un cambio di era: sono passato
al musulmanesimo.
E
già, perché l’attesa di un’ora e mezza nel bel mezzo
dell’autostrada A-4 direzione Andalucia termina quando un Citroen
nero si ferma brusco al mio lato.
‘Mohammed’,
fa introducendosi.
Il
simpatico marocchino è un gran ciarlone, ma non ho problemi a
tenergli testa. Nei cinque giorni di chiusura libristica, le uniche
relazioni sociali erano state quelle con i simpatici “coinquilini”.
L’autostop
dal festival a Madrid era finito con un ‘Se vuoi puoi venire a
dormire a casa nostra per stanotte’. Stanco come ero, non rifiutai.
Fatto
sta che ne erano passate altre quattro di notti, tra spettacoli di
microteatro, yoga in soffitta, South Park notturni e messe buddiste.
Il
primo giorno infatti, con un’ora di sonno all’attivo, Fatima mi
fa: ‘Vuoi venire a un rituale buddista?? Si canta e poi si mangia’.
Mmm
perché no??
Alla
fine ero zozzo e stanco, ma quando mi sarebbe ricapitata un’occasione
simile?
Ed
eccomi circondato da tanti occhi a mandorla, budda d’oro e vecchi
inginocchiati al suono del dong
del guru. Mi sovviene 2001 Odissea nello
spazio.
Partecipiamo
ai canti, improvvisando le difficili parole cinesi, non più lunghe
di cinque lettere. L’incenso ci rincoglionisce, mentre l’omelia
termina con un bambinesco ‘Tanti auguri a te’ e un ‘Buona festa
della mamma’, anacronisticamente fuori luogo.
Pochi
parlano spagnolo. I pochi che lo fanno cercano di tradurci a somme
linee l’omelia.
Vicino
a noi una coppia particolare: lei, brutta spagnola convertita al
buddismo, lui, brutto cinese nazionalizzato spagnolo.
Ci
rimango quando mi dicono che sono sposati.
Perlomeno
si rendono utili fornendoci alcuni dettagli interessanti su di loro e
sulla loro religione, mentre apprezzavo, fin troppo voracemente,
l’enorme quantità di cibo insolito fornito gratuitamente ai “fedeli”.
Madrid
è vuota. Ecco che ricomincia Abre los
ojos, originale pellicola spagnola
ripresa dal più fortunato (solo a livello commerciale) Vanilla
Sky.
Non
ha l’aria di capitale, anche a dispetto dei quattro grattacieli
storti che si vedono in lontananza.
Tanto
potrei dire su Lea, Jero, Dani, Fatima e Irene; ma questo non mi
sembra né lo spazio né il tempo giusto. Se le strade mentali si
incroceranno di nuovo, chissà sarà piacevole ricordarli in queste
pagine virtuali..
Ora,
seduto in un ristorante marocchino, penso alle interessanti
conversazioni con Mohammed. Dopo avermi offerto un lauto pranzo (15
euri m’ha sbarcato!), fa: ‘Io scendo in moschea a pregare per la
messa del venerdì’, lasciandomi qui solo a scrivere.
Ancora
si sentono i lamenti microfonati del muazin.
Argomento
fondamentale dei 300 km condivisi è stata la soppressione sopraffina
e subdola della cultura araba da parte del governo statunitense,
infiltrato in Palestina tramite Israele e appoggiato dall’Europa.
Senza
essere fondamentalista, mi illustra certe pratiche dell’Islam che
vengono condannate pesantemente dall’occidente, mostrando una buona
coerenza di discorsi.
‘Sai
che la siesta è di provenienza araba??’, mi fa. ‘Visto che noi
preghiamo cinque volte al giorno, la prima è all’alba. Di
conseguenza, dopo il pranzo, viene naturale il pisolino!’
Ma
guarda te!
Sputtano
un po’ i cattolici, professando fermamente il mio
anti-religionismo, intriso di rispetto verso la base delle dottrine.
‘La
morale fondante qualsiasi religione è fondamentalmente di ragione
civica’, faccio io. ‘Essere propensi a buone azioni, col fine di
migliorare sé stessi e gli altri è al principio di ogni
qualsivoglia relazione sociale’.
‘E
poi viene accusato [l’Islam], di essere poco rispettoso delle altre
religioni’, continua. ‘Non è assolutamente vero! Anzi, il
contrario. Il verme americano si è infiltrato in tutte le nostre
culture e fa vedere al mondo solo quello che vogliono mostrare. E
mostrano intollenza e fondamentalismo’.
‘Ma
di fondamentalisti ce ne sono anche di cattolici’, faccio io, ‘e
fin troppi! Vedi che fine hanno fatto gli indigeni sudamericani…’
E
così si va, tra politica e società, tra vita ed economia.
‘E
i cinesi poi’, fo, ‘sono la futura rovina di tutto il nostro
sistema, capitalista e filo-americano. E non che sia un bene. C’è
sempre un nemico peggiore’.
‘Eh
già’, annuisce con l’aria di chi la sa lunga. ‘Tutti i piccoli
negozi chiudono perché gli stronzi, a causa di uno strano patto col
governo spagnolo, per i primi due anni di gestione non pagano le
tasse dei loro negozi. Ed, al terzo anno, intestano l’attività a
un familiare, in modo da evitare altri due anni di imposte’.
‘Se
scoppierà una guerra, so contro chi sarà’, fo io catastrofico.
‘Non
ci scherzare. In Germania è proibito aprire attività di scarsa
qualità, e in questo, i cinesi ci rientrano in pieno. Perlomeno la
Germania è pura dai loro sporchi riciclaggi e dalle loro mafie
interne. Se scoppierà una guerra, la Merkel sarà il prossimo
Fuhrer’.
Sorrido
dandogli ragione.
Mi
consiglia di andare ad Atlas, ‘un posto per me’, dice; di provare
il tè marocchino e di entrare nella cultura araba. Cosa che mi
eccita a dir la verità.
Finalmente
a Granada, 8 della sera, dopo aver quasi rischiato di passare la
notte in autostrada. La macchina di Mohammed improvvisamente si
ferma: due ore dal meccanico buzzurro, perso tra gli immensi campi
d’ulivo di Jaen, per risolvere un problema tecnico fin troppo
banale.
Al
momento di pagare l’intervento del meccanico, cascano banconotone
dal portafoglio di Mohammed. Scherzando, il buzzurro si prende un
biglietto da 100 dicendo: ‘Questo non vale mica!!’.
Ridandoglielo
fa semplicemente: ‘Dammi solo qualcosa per un caffè’’.
Un
caffè diventati 20.
Gli
ultimi kilometri a 160 km\h sono la fine del mio viaggio. Mohammed
deve continuare fino a Algeciras, la punta spagnola tendente al
Marocco.
Contento
di averlo conosciuto, lo saluto con un abbraccio, mentre le luci che
illuminano le imponenti nevosi cime della Sierra Nevada mi incitano a
garrapatear
ancora un po’ prima della meritata siesta.
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