Un giovine collega, nel pieno dei suoi
anni, l’altro giorno mi fa:
“Ma credi forse di scrivere un libro senza
prima farti conoscere sul web??”
La mia risposta, un ingenuo ‘sì!’.
“Sai chi è Michela Murgia?”
La mia risposta, un ingenuo ‘no!’
“Beh, lei ha cominciato dai blog: dopo un'anno di attività le hanno pubblicato il blog, incentrato sul mondo delle centraliniste sfruttate, ed ora ha
fatto i soldoni. Il tuo old-style non funziona più al giorno d’oggi”, e cose
così.
In fondo non ci credo molto, ma devo
ammettere che mi sono fatto convincere piuttosto velocemente, trovando nella sua
proposta un eccitante stimolo per annotare, di volta di quando, i fatti storici
e personali che formano il making-of del libro che sto effettivamente
scrivendo.
Tutto cominciò in Sud America, dove
l’attitudine a mantenere un diario di bordo divenne sempre più parte
integrante del viaggio. Da questi sporchi scritti ho deciso di ricavarci una
bella marmellata agridolce, senza conservanti né coloranti aggiuntivi.
Ma, a quanto pare le avventure non
finiscono, e per questo ecco a voi il seguente spin-off, un metatestuale
tentativo di coinvolgere qualche impavido lettore nella mia scelta di
scribacchiare le opinioni di un qualsiasi europeo perso nella ricerca del Nuovo
Mondo.
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| - Garrapateando in Uruguay - |
Madrid, 7-05-2013
Lunga e diritta correva la strada, ed io,
stanco di camminare con lo zaino sulle spalle e il pollice in aria, eccomi
pensare di nuovo il destino del mio rumbo:
nord o sud. I tipi che si erano fermati mi stavano offrendo un passaggio a
Madrid, anche se il meridione mi chiamava molto di più l’anima in quel momento.
‘Vabbene, ragazzi vengo con voi’, alla
fine decisi.
Reduce del Viña Rock, un festival zozzo in
provincia di Albacete, e sopravvivente di notti senza dormire, riappaio sulla
strada mochileando, con poca forza
fisica e tanta voglia di improvvisare.
Credo che presto chi leggerà il libro (se
mai ci sarà qualcuno che lo farà!), si renderà conto di quanto sia importante per
me questo termine, per il mio viaggio e per la mia stessa esistenza.
Improvvisare è uno stile di vita non
dogmatico, a mio parere, in quanto, anche se la sorpresa è sempre dietro
l’angolo e il caso funge immancabilmente da deus
ex machina in ogni frangente, non è detto che i programmi a lungo o breve
termine debbano essere conseguentemente negati.
Ed eccomi infatti a tentare, per la
seconda volta, di scrivere memorie di un viaggio, stavolta il più lungo e
intenso della mia vita: viaggio di riscoperta ed amicizia, di confronto ed
impressioni, e tutte le belle parole spesso sovrautilizzate che si suolono
usare in questi casi.
Un caso lungo 5 mesi, che neanche Chuck
Norris avrebbe potuto sopportare: giorni e giorni sull’autostrada sotto il
sole, contornati da notti di carnevali pioggerellosi e sostenuti da pranzi
umili e vagamente consistenti.
Non sono mancati però i momenti relax: il
riposo prima della tempesta in luoghi misticamente pacati, un mate con gli
amici e una chiacchierata con la gelataia di fiducia.
Sono stanco dell’allistare tutto, ma
questa è la mia maniera di scrivere le cartoline, aggiungere immagini a quelle
fin troppo visive della classica postal.
Ma sento che c’è ancora qualcosa da dire.
Pare ci sia il flusso e sono molto curioso
della maniera in cui verrà fuori la mitosi dei miei diari di viaggio, divisi
fra l’ansia iniziale fino alla soddisfazione finale.
E curioso anche della possibile
pubblicazione o no di tali scritti.
Premetto che la brama di scriverli è nata
dalla necessità di fare un po’ di ordine nel cervello sovraccumulato di
informazioni, tendente all’inevitabile pozzo dell’oblio. E, visto che la mia
memoria ha qualche falla di tanto in tanto, eccomi qui a scrivere del Sud e
della visione percepita da un normale pendejo
europeo verso tale mondo nuovo e spesso sottovalutato.
Mai avrei detto di cominciare il mio libro
nella capitale spagnola, visto che l’intenzione era scendere in Andalucia,
visitare degli amici e garrapatear un
po’ per quelle calde zone.
E, a proposito di caldo, arriva ora la mia
terza estate di seguito: l’aria è quella che ho lasciato a Buenos Aires, con la
sola differenza che l’emisfero Sud sarà presto coperto di nero gelo, mentre il
nostro caro emisfero Nord comincia ad avere la visita sempre più insistente
della stella preferita della nostra galassia.
Ed io ad accoglierla…

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